INTERRUPTION MARKETING E PERMISSION MARKETING
Perché mettere a confronto Interruption marketing e permission marketing? Di cosa si tratta?
Partiamo con una definizione lampo di PERMISSION MARKETING (o inbound marketing).
Si tratta di una strategia basata sulla richiesta di consenso del prospect a ricevere comunicazioni o contenuti di suo interesse.
Tale consenso può essere ottenuto mediante un invito ad iscriversi ad una newsletter o un blog, o seguendo l’azienda sui social media.
L’ideatore del permission marketing è Seth Godin
Si pone come obiettivo quello di creare comunicazione con il cliente al fine di instaurare un rapporto duraturo nel tempo.
Dunque l’invio di comunicazioni commerciali sarà possibile solo nei confronti di coloro che hanno esplicitamente espresso interesse nel riceverle.
L’impegno non viene mantenuto nel momento in cui il cliente riceve un numero eccessivo di e-mail, quando non sono di suo interesse, o sono autoreferenziali.
L’azione tramite cui viene espresso il consenso è detta di opt-in, in questo caso il cliente interessato deve fornire il proprio indirizzo e-mail e confermare la volontà di aderire al servizio.
In ordinamenti giuridici anglosassoni è consentito alle imprese l’adozione di tecniche di opt-out, in tal caso l’utente può essere contattato qualora non abbia esplicitamente espresso dissenso. L’impresa dopo un primo contatto offre la possibilità di rifiutare l’invio di ulteriori messaggi.
INTERRUPTION MARKETING
In questo caso si tratta di azioni pubblicitarie che trovano supporto nei media tradizionali. Queste non sono broadcast ma narrowcasting, cioè implicano una comunicazione interattiva che si rivolge ad un pubblico attivo.
L’interruption marketing ad oggi è desueto in quanto meno efficace nel catturare l’attenzione di quello che può diventare un potenziale cliente.
Inoltre, può risultare una tecnica fastidiosa dal momento che interrompe un programma televisivo nel caso di spot pubblicitari, o è invasiva nel momento in cui, navigando in internet, appaiono decine di finestre ed annunci totalmente indesiderati.
Risulta, quindi, evidente che il permission marketing è più vantaggioso. Prendiamo il caso delle mail marketing:
–Migliori tassi di apertura e più clicks: tasso apertura 30-40 %, tasso click medio 20%;
–Miglioramento ROI (ritorno dell’investimento): Sarà possibile misurare il ritorno d’investimento delle campagne mail;
–Deliverability integra: ottenuto il consenso dei potenziali clienti, le mail non correranno il rischio di finire in spam. Di conseguenza la tua deliverability non verrà compromessa.
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Link utili: https://hotlead.it/permission-marketing-cose-e-differenze-con-linterruption-marketing/ https://www.antevenio.com/it/blog/la-chiave-e-nel-permission-marketing/